Le opere

I Disegni

Ho sempre riservato al disegno un ruolo primario, quasi un compagno di viaggio, che offrendosi in maniera arrendevole, rende visibili le trame che attraversano la mia mente. Certo la scultura è fatica, la materia richiede un duello fisico, per essere domata o forse da essa domati. Il disegno, o meglio il disegno a china, non vuole fisicità, ma segni tracciati in punta di fioretto. Basta poggiare la penna ed è fatta.

Così mi perdo negli intrecci, quasi a immobilizzare la vita di sguardi, figure, cose, in una ragnatela di segni. I disegni cercano di catturare lo sguardo di un benevolo osservatore, invitandolo alla lentezza, con uno sguardo di un volto che interroga lo spettatore sul senso della sua esistenza, con nature morte che raccontano l’ingiuria del tempo o l’ansia del vivere quotidiano: alberi dimenticati nella sospesa speranza dell’arrivo della primavera.

Nel sapiente silenzio dell’esecuzione, nei giorni che passo a restituire un decoro di un vestito o una ciocca di capelli, il disegno diventa un’accorata preghiera, un rosario le cui perle sono gli infiniti e ordinati segni che traccio sul foglio. Le tante figure che descrivo, di colpo si animano, mi guardano chiedendo il perché del loro esistere.
“E’ il destino che vi ha voluto così!”- Sono le ore che ho passato con voi, la gioia e la fatica, la fede e il desiderio che mi avete regalato.

“E’ il destino degli infiniti sguardi che ho visto e ricordo, gli anni che ho passato e che passo non nel virtuoso esercizio del disegno, ma nella ben più difficile disciplina dello sguardo.”

Ho sempre riservato al disegno un ruolo primario, quasi un compagno di viaggio, che offrendosi in maniera arrendevole, rende visibili le trame che attraversano la mia mente. Certo la scultura è fatica, la materia richiede un duello fisico, per essere domata o forse da essa domati. Il disegno, o meglio il disegno a china, non vuole fisicità, ma segni tracciati in punta di fioretto. Basta poggiare la penna ed è fatta.

Così mi perdo negli intrecci, quasi a immobilizzare la vita di sguardi, figure, cose, in una ragnatela di segni. I disegni cercano di catturare lo sguardo di un benevolo osservatore, invitandolo alla lentezza, con uno sguardo di un volto che interroga lo spettatore sul senso della sua esistenza, con nature morte che raccontano l’ingiuria del tempo o l’ansia del vivere quotidiano: alberi dimenticati nella sospesa speranza dell’arrivo della primavera.

Nel sapiente silenzio dell’esecuzione, nei giorni che passo a restituire un decoro di un vestito o una ciocca di capelli, il disegno diventa un’accorata preghiera, un rosario le cui perle sono gli infiniti e ordinati segni che traccio sul foglio. Le tante figure che descrivo, di colpo si animano, mi guardano chiedendo il perché del loro esistere.
“E’ il destino che vi ha voluto così!”- Sono le ore che ho passato con voi, la gioia e la fatica, la fede e il desiderio che mi avete regalato.

“E’ il destino degli infiniti sguardi che ho visto e ricordo, gli anni che ho passato e che passo non nel virtuoso esercizio del disegno, ma nella ben più difficile disciplina dello sguardo.”